Tè, lievito madre e grani antichi: il food in voga nel 2025 rappresenta sia un ritorno alle origini che uno sguardo al futuro
L’Italia, da sempre sinonimo di eccellenza gastronomica, continua a distinguersi per la capacità di fondere tradizione e innovazione. La qualità delle materie prime, la sostenibilità delle produzioni e l’attenzione al benessere sono i pilastri di una cultura alimentare che evolve senza mai perdere di vista le sue radici. Le tendenze food del 2025 riflettono questa filosofia, valorizzando prodotti autentici e processi artigianali, con un occhio attento alle esigenze moderne. Tra le principali novità spiccano il crescente interesse per il tè, il ritorno al lievito madre e ai prodotti che ne derivano, e l’attenzione verso i cereali antichi, simbolo di nutrizione sana e biodiversità.
Il tè, simbolo di cultura e raffinatezza da millenni, sta vivendo una vera e propria rinascita nel panorama gastronomico globale, conquistando un posto di rilievo anche in Italia. Originario della Cina e del Giappone, questo antico infuso non è più visto esclusivamente come una bevanda da colazione o da accompagnare a un momento di relax pomeridiano, ma si sta affermando come un prodotto gourmet, capace di arricchire l’esperienza culinaria con sfumature aromatiche uniche. In Italia, il crescente interesse per la cultura del tè si traduce nell’apertura di case da tè specializzate, eventi di degustazione e corsi dedicati a questa bevanda.
Una delle principali tendenze del momento è l’esplorazione delle varietà meno conosciute. Il tè matcha giapponese, ad esempio, si distingue per il suo vivace colore verde e le proprietà antiossidanti. Utilizzato non solo come infuso ma anche come ingrediente in dessert, gelati, latte e persino cocktail, il matcha è diventato sinonimo di innovazione e salute. Allo stesso tempo, tè più complessi come il pu’er, il tè fermentato cinese, e gli oolong, famosi per i loro profili aromatici ricchi e variegati, stanno guadagnando popolarità tra gli appassionati. L’attenzione verso la sostenibilità e l’etica delle coltivazioni ha portato all’emergere di piccole produzioni biologiche e a filiera corta, che valorizzano il lavoro di comunità locali nei paesi d’origine. Le case da tè stanno inoltre sperimentando nuovi metodi di presentazione, come abbinamenti tra tè e cibi gourmet, dalla pasticceria ai formaggi, oppure l’utilizzo del tè come base per marinature e salse.
Anche il lievito madre è tornato al centro dell’attenzione, incarnando la riscoperta delle tecniche di panificazione tradizionali e la ricerca di prodotti più genuini e naturali. La sua storia affonda le radici in epoche lontane, quando il lievito era tramandato di generazione in generazione come un tesoro di famiglia. Oggi, questa tradizione artigianale vive una nuova età dell’oro, spinta dalla crescente consapevolezza dei consumatori verso un’alimentazione sana e sostenibile. Ciò che rende il lievito madre così speciale è il processo di fermentazione lenta e naturale, che non solo arricchisce il gusto dei prodotti da forno, ma ne migliora anche la digeribilità. Pane, pizze, focacce e dolci lievitati come il panettone e la colomba acquisiscono una struttura più leggera, una crosta croccante e un aroma unico grazie alla complessità dei microrganismi che popolano il lievito.
La fermentazione tradizionale ben si sposa con l’utilizzo di farine di alta qualità, spesso macinate a pietra e ottenute da grani antichi o coltivazioni biologiche, creando prodotti dal sapore autentico e dal profilo nutrizionale superiore. Il lievito madre, inoltre, non è solo sinonimo di tradizione, ma anche di innovazione. Molti panificatori e pasticceri stanno sperimentando con nuove combinazioni di ingredienti e tecniche per creare prodotti unici. Dalle brioche aromatizzate agli agrumi ai croissant salati con farciture gourmet, le possibilità sono infinite. Inoltre, questa riscoperta ha portato molte famiglie e appassionati a produrre il lievito madre in casa, trasformando la panificazione in un’attività conviviale e creativa. Il lievito madre rappresenta, quindi, non solo un ritorno alle origini, ma anche uno sguardo al futuro del cibo, dove qualità e sostenibilità sono al centro.
I cereali antichi stanno conquistando un ruolo sempre più importante nell’alimentazione moderna, grazie al loro valore nutrizionale, alla sostenibilità delle loro coltivazioni e al sapore autentico che offrono. Varietà come la quinoa, la chia, il farro e il grano saraceno, che per secoli hanno fatto parte delle diete tradizionali in diverse parti del mondo, sono oggi riscoperti come alternative sane e versatili. La quinoa, originaria delle Ande, è nota per essere un alimento completo, ricco di proteine vegetali, fibre e minerali. Questo “pseudo-cereale” è naturalmente privo di glutine, rendendolo perfetto per chi soffre di intolleranze o celiachia. Si presta a un’infinità di preparazioni, dalle insalate fredde ai piatti caldi, e viene spesso utilizzata anche per creare burger vegetali e dolci innovativi. La chia, invece, piccolissimi semi ricchi di omega-3, è apprezzata per le sue proprietà idratanti e nutrienti. Spesso impiegata per realizzare pudding, barrette energetiche o come addensante naturale, la chia è un ingrediente che sta conquistando non solo gli sportivi, ma anche chi cerca un’alimentazione equilibrata.
Il farro e il grano saraceno, invece, hanno radici profonde nella tradizione italiana. Il farro, utilizzato sin dai tempi degli antichi Romani, è ideale per zuppe, insalate e persino risotti, grazie al suo gusto deciso e alla consistenza morbida. Il grano saraceno, nonostante il nome, non è un cereale ma un seme, perfetto per chi segue diete senza glutine. Viene utilizzato nella preparazione di piatti tradizionali come i pizzoccheri valtellinesi, ma anche per produrre farine adatte a dolci e pancake. La riscoperta di questi cereali riflette un ritorno alla biodiversità e all’agricoltura sostenibile, che valorizza le colture antiche per preservare le tradizioni locali e offrire prodotti sani e genuini. Sempre più spesso, li troviamo protagonisti non solo nei ristoranti gourmet, ma anche nelle cucine casalinghe, dimostrando che il passato può essere una risorsa preziosa per affrontare le sfide dell’alimentazione contemporanea.