Intervista a Simone Belli

"Glam Make-Up"

di Sonia Serafini

 

È il make-up artist più richiesto dalle celebrities, con più di trent’anni di carriera alle spalle e la voglia di rinnovarsi sempre. Da qualche anno si è trasformato anche in un Babbo Natale speciale, organizzando l’evento natalizio più glamour della capitale. Intervista a Simone Belli, per scoprire i segreti dietro un look perfetto e quali saranno le tendenze dell’anno che ci aspetta.

 

Si avvicina Natale e di conseguenza anche il suo party, diventato da anni il vero e proprio evento delle feste, come è nato?
«Questo evento, che ormai è il simbolo del Natale, è nato per gioco. Molte amiche attrici mi chiedevano di organizzare per loro dei corsi di make-up per imparare insieme in momenti di festa, è lì che mi è venuta l’idea di mettere insieme tutto ciò che rende felici le donne: massaggi, trucco, capelli, profumi e mille altre cose. Non è una festa, ma un enorme paese dei balocchi dove tutto è possibile in estrema libertà e gioco, lontani dagli schemi dei classici party».

 

Perché si è voluto trasformare in Babbo Natale?
«Io sono Babbo Natale nella vita! Amo donare e fare regali nei momenti meno aspettati. Ho sempre amato il Natale al punto che ho decorazioni fisse in casa per tutto l’anno. Mi piace così tanto che oltre al party di Natale dallo scorso anno sto organizzando anche altri momenti celebrativi: festa della mamma, San Valentino, 8 marzo. Ho già detto che mi rende felice?»

 

Come si costruisce un evento di successo?
«Circondarsi soltanto di persone che insieme a te credono in quell’evento, si emozionano allo stesso modo e vogliono farne parte. Mettere il cuore al servizio dei tuoi ospiti. Io ci lavoro da maggio, cercando ogni anno le giuste sinergie per sorprendere. E ho un team di persone che mi ha sempre supportato, come Lorella Di Carlo, che è il mio ufficio stampa da sempre e che rappresenta il racconto di questa grande festa».

 

 

 

Che look adottare per queste feste?
«C’è chi aspetta le feste per poter sfoggiare make-up scintillanti oltre ogni regola, ma c’è anche chi preferisce un look minimal ma super luminoso. Per me l’incarnato rimane un filo conduttore per tutte, luminoso, con colpi di illuminante un po’ ovunque e addio al romanticismo del blush per un volto scolpito! Le labbra rosse, nei toni pieni ed intensi che non lasciano la scena a nessuno, protagoniste assolute per le più fatali. Per gli occhi consiglio di esaltarli con ombretti bronzo dorato. Per le più minimal, fare in modo di non rinunciare alla profondità dello sguardo con il mascara, da passare in eccesso».

 

 

Cosa non può mancare in questo Natale 2024?
«Oro e rame saranno le combinazioni di colore perfetta per questo Natale. Da usare non solo per un’occasione speciale, ma anche per una cena a lume di candela. La magia della loro luce rende tutto più pittoresco, i riflessi caldi possono essere esaltati dalla luce delle candele per una magica atmosfera sognante».

 

 

Lei si è occupato del look di tutte le principali artiste italiane e internazionali. Come ci si prende cura della bellezza?
«In questi 32 anni di make-up ho regalato grandi sorrisi a tantissime donne, ma non ho mai voluto mettere né il make-up, né me al primo posto, al contrario di molti professionisti che ci circondano. La cosa più importante per me è ascoltare, prima con gli occhi e poi con le orecchie. Una donna ci sussurra come vorrebbe essere, non lo urla, poi sta a noi saper dare voce alla richiesta. Il make-up è un accessorio dell’anima importante, mai renderlo protagonista assoluto, rappresenterebbe l’annullamento dell’essere. Amo il concetto di prendersi cura della bellezza, esprime tutta l’attenzione che va messa in un gesto spesso considerato ordinario e di riempimento».

 

 

Come cambia la sua tecnica di make-up per la fotografia rispetto a un evento dal vivo? Ci sono trucchi specifici che usa per uno o per l’altro?
«Quando ho iniziato questo lavoro nel lontano 1995, c’erano grandi differenze tra i vari make-up. Si scattava con la pellicola e non si poteva sbagliare. Oggi è cambiato tutto, non c’è più l’attenzione di ieri, troppe volte mi sento dire che con la post-produzione sistemeranno le imperfezioni. Un trucco fotografico richiede delle attenzioni e una precisione che un make-up per una serata non ha. Anche se il lavoro si è evoluto e sì, si può sistemare in post-produzione, va anche ricordato che l’eccessivo ritocco annulla le dimensioni e l’espressività del volto. In foto vanno valutate le luci, lo stile del fotografo, il tipo di rivista per la quale si sta scattando, tutte cose che non si possono sottovalutare. In un evento live invece le persone sono in movimento ed è più difficile cogliere un errore, anche se si scattano delle foto, hanno comunque un racconto differente e spesso le luci non sono delle migliori. Poi c’è tutto il discorso della storia che si vuole raccontare, in foto molto spesso c’è anche un moodboard; negli eventi, salvo rarissime eccezioni, si cerca di essere al meglio e basta».

 

Lei che ama sperimentare, come si pone con le nuove tendenze? Le incorpora nei look o preferisce sviluppare uno stile personale indipendente dalle mode?
«Io sono sempre stato, e ancora sono, molto curioso. Sin dai tempi degli studi d’arte mi hanno insegnato a sperimentare, provare tutto per poi trovare uno stile personale, unico e inconfondibile che deve essere al passo con i tempi. Non ci si può fermare, bisogna sempre contaminare sé stessi con il nuovo. La difficoltà sta nel saper assorbire tutto senza snaturare il proprio stile, magari trasformando anche quanto acquisito di nuovo. In fondo il bellissimo gioco dell’arte è proprio questo, dove non si finisce mai di imparare e cambiare».

 

Se dovesse scegliere solo tre prodotti da avere sempre con lei, quali sarebbero e perché?
«Personalmente il mio fondotinta velo, che perfeziona la pelle con un effetto naturale, una cipria ed una matita bronzo per gli occhi. In questo modo avrei perfezione, luminosità e compattezza, donando agli occhi una profondità con leggera luminosità a contrasto data dai riflessi dorati del bronzo».


Qual è l’errore di make up più comune che vede fare e come consiglia di evitarlo?
«Ancora oggi vedo grandi errori nella scelta del fondotinta con incarnati troppo scuri o grigi. Oppure occhiaie corrette con correttori chiarissimi e polveri luminose ovunque. Per evitarlo bisognerebbe ascoltare un po’ di più i consigli che vengono dati ed essere meno convinte di essere impeccabili».


Quali consigli darebbe per preparare la pelle prima del make-up? C’è una routine di skincare pre-make-up che consiglia sempre?
«Indispensabile una beauty routine sia la mattina che la sera. Io sto utilizzando moltissimo la linea di Comfortzone, che ha prodotti di grande qualità, garantendo la giusta sinergia con il make-up. Detergere, come parola d’ordine, e non dimenticarsi le labbra, da trattare anche con uno scrub per eliminare pellicine e donare un colorito sano. Una lozione per il viso anti rossore da usare sempre, un siero che non abbia un effetto tensore, non sarebbe adatto alla stesura del fondotinta, infine un buon contorno occhi. Il mio consiglio è che venga fatta la giusta beauty routine mattina e sera e prima del make-up, anche con pochi prodotti ma giusti. Attenzione all’acido ialuronico: alcune concentrazioni, con l’applicazione del fondotinta, si sbriciolano».

 

 

 

Come pensa che il make-up possa influenzare la sicurezza e l’autostima di una persona?
«Il make-up è una parte fondamentale dal punto di vista psicologico di ogni donna. È terapeutico, può donare una grande sicurezza. L’ho visto succedere con molte mie amiche, dopo averle truccate hanno conquistato il mondo: era bellissimo vederle cambiare sguardo, modo di camminare o di approcciare. Sentirsi belle aiuta tantissimo. Mi rendo conto che sia complesso come discorso, posso dire però di aver avuto grandi soddisfazioni in questi anni da questo punto di vista e credo che non ci sia cosa più bella che rendere una donna sicura di sé, anche con un semplice make-up».

 

Come si può usare il make-up per celebrare e rispettare la diversità? Pensa che il settore stia facendo abbastanza in questa direzione? Anche e soprattutto con prodotti genderless.
«Io credo che ci sia sempre stata la possibilità di celebrare le diversità, nel mio piccolo è un qualcosa che ho sempre fatto. Oggi se ne parla di più, ma non so se rappresenti una vera volontà di apertura o se sia solo una necessità di marketing».

 

Come immagina il futuro del make-up? Pensa che la tecnologia o le nuove formule cambieranno radicalmente il modo in cui ci trucchiamo?
«Il make-up è ancorato ad una parte teorica e tecnica molto importante, il suo elemento portante è sempre e comunque il volto. Potranno cambiare alcune cose ma sono dell’idea che non si può stravolgere ciò che ha delle radici così profonde. Sicuramente si sta lavorando su formulazioni sempre più incentrate sulla cura della pelle con prodotti più facili e performanti, ma il volto rimane quello, sperando non si arrivi troppo alla caricatura di sé stessi. Troppo spesso vediamo donne che hanno reso i loro visi irriconoscibili e la cosa assurda è che, al contrario di ciò che pensano, sono più belle senza tutto quel trucco. Ma qui torniamo al discorso psicologico, quando si usa una maschera per non accettare ciò che si è».